Pitigliano


Pitigliano, uno dei luoghi simbolo della Maremma al confine tra Toscana e Lazio, può fregiarsi del titolo  “Uno dei borghi più belli d’Italia”. Conosciuto anche come “La Piccola Gerusalemme” per la presenza fin dall’epoca feudale, di una numerosa comunità ebraica. La cittadina sorge su uno scoglio di tufo nella valle del Fiora. Insieme a Sorano e Sovana si trova nella zona denominata “le Città del Tufo“.  Nel centro storico del paese è un piacere passeggiare tra i vicoli, con le tante botteghe artigiane. Un intreccio di viuzze, alle volte, talmente strette che una persona fa fatica a passarci. Il territorio intorno offre ai suoi visitatori uno spettacolo unico. Case e torri medievali a strapiombo, burroni e grotte scavate nel tufo, pareti di roccia altissime. Una meraviglia da non perdere!


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Pitigliano, la piccola Gerusalemme della Maremma – Perchè Pitigliano è chiamata: “La Piccola Gerusalemme”? Ogni luogo racconta una storia, quella degli Ebrei di Pitigliano è certamente una storia che merita di essere ampliamente narrata. Molte persone mi chiedono perchè Pitigliano è chiamata la Piccola Gerusalemme. E’ una storia è lunga e affascinante che inizia nel 1400, quando già ben 15 famiglie di Ebrei vivevano nel piccolo borgo della Maremma Toscana.

Intorno al 1570 le rigide leggi del Granduca di Toscana e le Bolle Papali dello Stato Pontificio resero difficile la vita degli Ebrei, ma non a Pitigliano che rimase immune, considerato un piccolo feudo indipendente perchè situato in una zona di confine tra Toscana e Lazio. Pitigliano divenne nel tempo per tutti gli Ebrei che vivevano nei luoghi limitrofi, una vera “terra di rifugio”. Nel 1598 venne edificata la Sinagoga, che fu ristrutturata poi nel 1995. La presenza degli Ebrei nel paese aumentò così tanto che gli Ebrei di Livorno iniziarono a chiamare Pitigliano “La piccola Gerusalemme”.

Così, a Pitigliano intorno al 1650 si era ben consolidato un numero cospicuo di Ebrei, erano famiglie di banchieri, ingegneri, medici e imprenditori capaci e benestanti che nel tempo, seppero creare ottime relazioni con la gente e con le Istituzioni locali. Durante la seconda guerra mondiale infatti, molte famiglie ebraiche furono messe in salvo da cittadini di Pitigliano che, pur rischiando molto, offrirono un rifugio agli Ebrei del paese. Dal dopo guerra in poi gli Ebrei lasciarono Pitigliano, ma il buon rapporto creato nel tempo rimane vivo ancora oggi grazie alla “Associazione La Piccola Gerulamme”.

Durante la passeggiata nel borgo medievale del paese, il ghetto ebraico è una delle zone più interessanti che sempre consiglio di visitare. L’antico ghetto si sviluppa intorno alla Sinagoga e comprende gli edifici del Vicolo Manin e del Vicolo Maghera, chiamati comunemente “luoghi degli Ebrei”.

Scendendo le scale del Vicolo Manin si arriva a quello che fu il centro abitato dagli Ebrei di Pitigliano. Qui lo spazio è ristretto e le case sono addossate l’una all’altra, gli ambienti si accavallano creando intigrati percorsi che ricordano una piccola casbah di Praga. Gli Ebrei, in questi piccoli spazi, trovarono dei locali già scavati nel tufo dagli Etruschi, e riadattandoli ai loro bisogni, crearono ciò che serviva alla Comunità, case, botteghe, cantine: La Cantina dove si preparava il vino senza additivi, a base di caseina e pastorizzato con temperature molto alte.

Ancora oggi a Pitigliano è possibile acquistare vino kasher prodotto direttamente nella Cantina Sociale del paese sotto la sorveglianza del Rabbino. Il Macello dove lo Iagulatore (il macellaio) lavorava la carne secondo il rituale Kasher, la Tintoria o Conceria, il Forno composto da due ambienti. Nel primo si preparavano i dolci per ogni festività e nel secondo veniva cotto il pane azzimo.

Sotto la Sinagoga in un ambiente scavato nel tufo c’è il Bagno Milkvè. Qui, in una vasca riempita di acqua piovana, le donne potevano immergersi per purificarsi. Il bagno rituale o Tevila doveva essere fatto dopo il ciclo mestruale, dopo il parto e prima del matrimonio. Le donne prima di immergersi nella vasca dovevano aspettare la sera, quando vedevano le stelle brillare in cielo.

Nel ghetto ebraico di Pitigliano esisteva una biblioteca ricca di 2032 volumi e una scuola elementare. Tutti i libri purtroppo, durante la seconda guerra mondiale, andarono dispersi. Gli anziani del paese ricordano ancora le storie, gli aneddotti, i soprannomi degli Ebrei di Pitigliano, ricordano le loro feste come la Chanukkà dove si accendeva una candela alla finestra, una per ogni notte fino ad arrivare a otto. Immaginate di vedere Pitigliano dalla Chiesa della Madonna delle Grazie sulla Statale 74, con le finestre di via Zuccarelli illuminate da piccole candele!

Poi c’era il Sukkot (la festa delle campane) che durava otto giorni, la Festa dei fanciulli o la Tu BiShvat, anche chiamata Capodanno degli alberi. Il nome significa 15 del mese di Shevat, ovvero il giorno centrale del mese ebraico di Shevat. E’ una lunga storia quella degli Ebrei a Pitigliano, una storia di ricca tolleranza e di scambio, una storia lunga da raccontare.

Ancora oggi a Pitigliano molti piatti serviti nei ristoranti o nella case, sono preparati con antiche ricette degli Ebrei di Pitigliano. La cucina ebraica a Pitigliano è l’argomento che amo di più, e vorrei approfondire. Anche a voi interessa, conoscete qualche ricetta che volete pubblicare?

Dal Blog Maremmalfemminile di Cinzia Tagliaferri

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